Biomeccanica e Bioanalogia
La nostra colonna vertebrale è composta da “mattoncini ossei” chiamati VERTEBRE, fra una vertebra e l’altra c’è un “cuscinetto morbido” detto DISCO INTERVERTEBRALE, quest’ultimo ha funzioni biomeccaniche molto importanti.
Grazie al disco intervertebrale possiamo muovere la nostra colonna vertebrale in modo morbido e fluido.
I movimenti della colonna sono: flessione in avanti, estensione in alto dietro, flessione laterale, rotazioni e si possono abbinare anche due di questi movimenti ad es. flessione avanti più rotazione ecc… (basta pensare ai contorsionisti, quello che riescono a fare con la loro schiena è sorprendente).
In Biomeccanica la colonna ha tre funzioni principali:
– permette di sostenere il capo, il tronco e le braccia,
– protegge il midollo spinale che è contenuto nel canale spinale,
– permette la mobilità del busto.
L’ernia del disco consiste nella rottura dell’anello fibroso del disco intervertebrale con la conseguente fuoriuscita di materiale discale, questo materiale è di tipo gelatinoso e può arrivare a comprimere le radici nervose che derivano dal midollo spinale.
Quando si tratta di Protrusione discale, il dolore può essere prossimale alla colonna e si manifesta sulla schiena o collo, in quanto il disco deborda dalla sua posizione improntando il sacco durale, ma non si rompe. Quando invece si rompe il tessuto fibroso che circonda il disco si tratta di ernia, in questo caso il dolore può essere anche distale, arrivando a provocare una sciatica o altre radicoliti perché il materiale erniato entra in conflitto con una radice nervosa.
Ma perché il disco ernia?
Quando il disco riceve un carico che lo comprime in modo biomeccanicamente corretto, mantiene il nucleo polposo in posizione efficace per sopportare i pesi, senza andare incontro a degenerazione o discopatia. Il problema sorge quando manteniamo posizioni scorrette a lungo o quando facciamo movimentazioni di carichi senza il rispetto delle curve fisiologiche ( le tre curve sagittali della colonna vertebrale; lordosi cervicale, cifosi dorsale e lordosi lombare), in questo modo maltrattiamo i nostri dischi provocandone uno squilibrio nel carico ed innescando il processo di degenerazione discale.
La terapia dal punto di vista Biomeccanoco è molto importante. Il lavoro che si svolge è attivo, bisogna: imparare a rispettare le curve fisiologiche in ogni posizione sia statica (soprattutto se mantenuta a lungo) che dinamica. Per curare l’ernia del disco è importante eseguire più volte al giorno posture di decompressione discale specifiche ed esercizi antalgici mirati, imparare a stabilizzare la colonna rinforzando la muscolatura profonda e del “core” , mantenere elasticità muscolare e la mobilità articolare, imparare a ritrovare il proprio asse di sostegno e di movimento.
Dobbiamo però considerare necessario un “atto di responsabilità” da parte di chi soffre di ernia discale, infatti, la soluzione è nelle nostre mani, non in quelle del terapista! Il professionista a cui ci si affida può indicare la “strada” verso la guarigione ma solo il soggetto sofferente può percorrerla. Se si continuano ad assumere posizioni scorrette sul lavoro o si eseguono movimenti quotidiani scorretti o ancora, nei momenti di riposo, si assumono posture che costringono la schiena alla verticalizzazione o addirittura cifotizzazione delle curve sagittali, non si può guarire anzi il dolore si cronicizza e si diventa dipendenti da trattamenti esterni di “riparazione” (come ad es.massaggi decontratturanti, terapie strumentali, farmaci ecc… che sono utili solo nella fase iniziale)
Se si vuole guarire, bisogna imparare a prevenire la ricaduta diventando consapevoli ed innescare così un processo di cambiamento.
“Solo se cambio guarisco!”
In Bioanalogia la colonna parla del nostro modo di esistere in ogni istante della nostra vita. La nostra colonna vertebrale è la nostra IDENTITA’, la nostra dignità, essa è posizionata fra due orizzontali ( i nostri due orizzonti) , uno è quello della terra su cui ci appoggiamo e rappresenta la realtà concreta, l’altro è quello dello sguardo e rappresenta il nostro posizionamento nei confronti dell’esterno in base alla nostra realtà/verità soggettiva.
In Bioanalogia, tutto ciò che ci accade, se ci “tocca” (cioè ci dà del “peso” ad esempio provoca dolore e sofferenza) è al servizio della nostra coscienza ed ha un senso ! Ogni evento è portatore di luce, ci mostra quello che dobbiamo portare in coscienza.
Interessante è osservare cosa ci obbliga a fare l’evento ( o il sintomo ) e analogicamente, capire cosa non riusciamo a fare coscientemente nella vita ! Non c’è una soluzione esterna , c’è solo interna, se io cambio il mio sguardo creo una diversa realtà.
La biologia esprime sempre ciò che non riusciamo ad essere!
L’ernia discale dal pinto di vista bioanalogico si manifesta nel momento in cui sono in “squilibrio”, cioè quando “metto l’energia al di fuori del mio centro di gravità” ( tutto il nostro asse di gravità dovrebbe passare per il nucleo polposo, che si trova nel disco intervertebrale). Con questa patologia del corpo fisico è come se la vita mi chiedesse di rimettere il mio asse sulla mia verità profonda ritrovando la mia verticalità , la mia integrità e dignità, smettendo di credere che devo “fare” al di fuori del mio posto ( per essere amato, riconosciuto ecc…). Quando mi muovo rispettando il mio “asse” non danneggerò mai il disco è quando vado oltre il mio asse di movimento quindi vado oltre il mio “limite” che il corpo “mi ferma”. In base alla localizzazione dell’ernia , il messaggio diventa più preciso e specifico.
Lavorando con la Bioanalogia, si utilizza la propria “chiave di nascita” per portare in coscienza ciò che ancora ci mantiene nella biologisizzazione e nel dolore fisico.
Abbinare la biomeccanica della Back school alla presa di coscienza della Bioanalogia permette di innescare un cambiamento che guarisce in modo definitivo.
“Ogni dolore, ogni malattia è sempre portatore di luce e trasformazione”
Isabella Barovero
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